Tutti ormai riconoscono la centralità della questione ambientale e climatica (proprio oggi 5 giugno si celebra la Giornata mondiale dell’ambiente istituita dall’Onu) ma purtroppo, a cominciare dal nostro Paese, si registra una grave insufficienza di azioni e proposte concrete.
L’associazione “Transizione ecologica solidale (TES)” è da poco nata proprio per stimolare il dibattito attorno a questi temi, individuare assieme a decisori, mondo delle imprese, scienziati, associazioni, in generale stakeholder, proposte e misure necessarie per una transizione del nostro modello produttivo ed economico che oltre a essere “green”, quindi attento e rispettoso della sostenibilità, non penalizzi ma anzi includa e offra nuova opportunità alle fasce di popolazione più vulnerabili.
Tra le proposte e misure per favorire la transizione, c’è la necessità di costruirne di efficaci per declinare una nuova pianificazione urbanistica orientata alla resilienza delle città e dei territori: un campo decisivo per affermare una nuova visione, orientata al riuso e alla circolarità piuttosto che al consumo delle risorse.
Per questo TES ha costruito un ciclo di iniziative sul territorio dall’indicativo titolo ZEROISMORE, curato dall’architetto Ludovica Marinaro, per sostenere una proposta di disegno di legge nazionale su consumo di suolo e rigenerazione urbana. Ad aprile siamo stati a Bari, a maggio a Firenze, il 13 giugno saremo a Roma, all’ex Mattatoio.
ZEROISMORE traduce nel campo dell’urbanistica e del governo del territorio la filosofia e il metodo scelti da TES: proprio perché è necessario il più ampio coinvolgimento degli attori per un obiettivo, quello della transizione ecologica solidale, che richiede contributi e impegni molteplici, il disegno di legge non si presenta “a scatola chiusa” ma anzi, sui territori si raccolgono necessità, proposte, esigenze.
Un cantiere aperto e un laboratorio itinerante per arrivare a uno strumento che sia utile, immediatamente efficace per i diversi contesti che compongono il quadro nazionale, territori il cui insieme è spesso caratterizzato da frammentarietà di richieste e priorità e persino diversità di cultura urbanistica e territoriale.
Il disegno di legge (tra i contributi per la costruzione del testo di partenza è stato decisivo quello della presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e vicepresidente di TES, Silvia Viviani) è fondato su alcuni capisaldi che ne rappresentano anche fondamentali innovazioni.
Innanzitutto quello di considerare come parte di un unico progetto (e quindi obiettivi dello stesso insieme di azioni, strumenti, incentivi e limiti) contenimento del consumo di suolo e rigenerazione urbana, quindi offrire – al contrario di altre iniziative legislative che sembrano trascurare questo aspetto decisivo – la soluzione (la rigenerazione urbana) per fare fronte a un cambiamento epocale e culturale (lo stop al consumo di suolo).
Altro aspetto essenziale è l’ambizione del disegno di legge di permettere l’aggregazione degli strumenti e degli interventi attorno a un lessico comune.
Come sanno bene i professionisti e in generale coloro che operano nel settore della pianificazione e della trasformazione urbana, questo è caratterizzato da una frammentazione delle fonti normative, delle regole, degli strumenti di intervento, delle definizioni.
Per questo il disegno di legge contiene anche un glossario che può diventare un sistema lessicale comune in tutto il Paese, in grado di indirizzare i programmi formativi e di ricerca, le riforme urbanistiche regionali, la pianificazione locale e di area vasta e comunale.
Non manca nel glossario la definizione di rigenerazione urbana, troppo spesso ridotta a “contenitore” e indicatore di interventi limitati al settore edilizio, quando invece, è la necessità, deve considerare nel suo aspetto più pieno e autentico anche le componenti economiche e sociali dei tessuti urbani e dei territori considerati e su cui si interviene.
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