Andrea Barbabella
Responsabile Ricerche e Progetti Fondazione per lo sviluppo sostenibile
La crisi climatica morde e non è più possibile aspettare: dobbiamo mettere in campo da subito azioni efficaci in grado di rimetterci in carreggiata verso l’obiettivo della completa decarbonizzazione dell’economia entro la metà del secolo in corso. Quello dei trasporti rappresenta un settore particolarmente critico: in Italia dipende ancora oggi per oltre il 95% da combustibili fossili ed è caratterizzato da un tasso di motorizzazione, oltre 600 veicoli ogni mille abitanti, tra i più alti al mondo. La fiscalità ambientale è uno degli strumenti più presenti nelle principali proposte di lotta al cambiamento climatico: per rispettare i nostri impegni sembra necessario promuovere allora una riforma del sistema fiscale in grado di spostare le convenienze economiche dalle soluzioni più inquinanti a quelle a basse o nulle emissioni di carbonio.
Su queste premesse, l’introduzione di un meccanismo che tassa l’acquisto di veicoli ad elevate emissioni agevolando al tempo stesso quello di veicoli a bassissime emissioni sembrerebbe rappresentare una soluzione efficace e condivisibile. Tuttavia, da quanto emerso durante il dibattito sul maxiemendamento approvato al termine dell’anno appena trascorso, qualcosa non è andato come ci si sarebbe aspettati. Principalmente per due motivi: una scarsa attenzione alla equità sociale della soluzione inizialmente proposta; una efficacia insufficiente del dispositivo. La prima questione è stata solo in parte risolta durante lo svolgimento dei lavori, allargando rispetto alla proposta di ingresso la fascia dei veicoli esenti dal malus, portata a 161 gCO2/km, così da non gravare sulle autovetture di piccola e media cilindrata per cui non esistono alternative “ecologiche” accessibili per gran parte delle famiglie italiane. Solo in parte dicevamo, perché in realtà il limite dei 70 gCO2/km per accedere al bonus di fatto esclude dalla premialità veicoli, come molti ibridi, che avrebbero potuto venire incontro alle esigenze di persone a medio reddito che non possono accedere alle ibride plug-in e tanto meno alle elettriche pure che il dispositivo di fatto incentiva.
Per quanto riguarda l’efficacia, che ovviamente dovrà essere attentamente valutata a consuntivo nel corso dei prossimi anni, permangono diversi dubbi. In primo luogo lato malus: un massimo di 2.500 euro sul prezzo di acquisto di auto che emettono più di 250 gCO2/km, quindi parliamo di vetture molto potenti e costose, non pare sufficiente a scoraggiarne l’acquisto da parte dei fortunati potenziali acquirenti, come dimostra peraltro il modello francese che per questo tipo di veicoli prevede disincentivi anche quattro volte più pesanti. In secondo luogo, di nuovo, sul lato bonus: anche immaginando il massimo dello sconto e ipotizzando la contestuale rottamazione di una vecchia automobile, i 6 mila euro previsti per veicoli totalmente elettrici potrebbero non rappresentare un elemento determinante per far decollare le vendite di una tipologia di prodotto che rimarrebbe comunque alla portata di pochi e che oggi viaggia a ritmi di frazioni, piccole, delle nuove immatricolazioni.
Durante il dibattito sul maxiemendamento, come Fondazione per lo sviluppo sostenibile abbiamo avanzato alcune proposte, in parte recepite nella stesura finale del dispositivo ma in modo troppo timido a mio avviso. Alcune delle proposte più interessanti sono invece state respinte, come il suggerimento di orientare gli incentivi per promuovere l’elettrificazione dei veicoli in sharing che stanno crescendo in moltissime città italiane e che sono gli unici a dare la possibilità concreta a noi comuni mortali di provare l’esperienza, emozionante, di utilizzare nel quotidiano un veicolo, a due o quattro ruote, full electric. E in grado di promuovere un approccio nuovo alla mobilità, basato su spostamenti integrati con trasporti pubblici, bici, pedonalità… insomma, interpretando il veicolo elettrico come un pezzo di una soluzione più articolata e non come l’unica soluzione possibile alla sostenibilità nei nostri trasporti.
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